19.2.17

Facce da Picuz


Sfreccia la gialla nella nebbia del lago di Varese, sfreccia veloce e non si accorge di essere inseguita... non i fari, non i messaggi, ci vuole una chiamata per destarla dal suo torpore e permetterle di rifiatare... Qualche secondo di pausa, il tempo per ricaricare le energie, il tempo per notare che le borracce forse le hanno inventate per gli amici a quattro zampe, e poi via, la nebbia si dirada e il luogo di partenza è prossimo.
Qualche chilometro di riscaldamento, per far girare la gamba, per mettere in moto il motore e poi via, la salita si fa subito pesante, da togliere il fiato, e il fiato già ci (mi) abbandona dopo 100 metri ma non mollo, non questa volta...
La salita si fa sempre più dura, poi scollinerà un po' mi dice (dura da credere) e l'aria rarefatta già mi fa barcollare, ma non mollo, stringo i denti, qualche passo a camminare e poi si riparte. 
Due chilometri e mi dice "dai che ora spiana"... un'altro strappo, non si vede la fine, curva e contro curva e il miraggio di vedere una discesa su un'erta salita... Ma il miraggio c'è, mi stropiccio gli occhi e la strada spiana... il sentierino spiana e poi abbozza qualche centinaia di metri in discesa.
Raccolgo tutte le forze e mi porto sotto, cercando di centellinare le energie per l'ultimo tratto di salita, che so già che me la farà pagare.
Le piante sempre più rade annunciano l'avvicinarsi del Santuario di San Clemente e la strada si erpica per l'ultima volta, una lastra di cemento con le cappelle su piedistalli di legno poste ad una ventina di metri l'una dall'altra.
V, VI, VII, VIII... secondo tornante e mi fermo per qualche metro, mentre lui ha preso slancio verso la meta, altro tornante e IX, X, XI, XII... Ormai lo vedo e raccogliendo le ultime briciole residue di energia, riesco a correre per quegli ultimi metri che mi porteranno alla tanto agognata vetta di giornata...
Il panorama successivo fa dimenticare tutta la fatica provata...




Qualche minuto, qualche foto per rifiatare e poi giù in discesa, non alla disperata, quasi un defaticamento. Devo combattere non poco per frenare la mia testa e il mio fisico che mi urlano di andar giù a rotta di collo, e allora è "la domanda" quella che riesce a divincolarmi da questa idea e mi permette di tirar fuori questo guazzabuglio di pensieri: e "la risposta", o forse il segreto, è tutto intorno a noi; bisogna fondersi con tutto quello che c'è intorno, essere parte di esso... un processo non semplice, abbastanza delicato ed alcune volte doloroso e che ha lasciato segni. Ma una volta ottenuto riesce ad essere il tuo marchio di fabbrica.
Strani pensieri, strane idee e la strada si fa piana... ultimo tratto per ritornare in se, per ultime considerazioni e per ritornare coi piedi per terra.
Fine allenamento, cambio e un piccolo rinfresco... lo so, abbiamo iniziato con un caffè ed abbiamo finito col parlare di latte intero... Non penso che il "cosa" si mangia appena dopo la gara abbia una possibile controindicazione: mi piace pensare che vada in quel cassetto di energia di riserva da utilizzare per la prossima avventura.




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